Torna alla natura. Scopri i benefici delle piante e delle erbe officinali e di una buona e sana alimentazione.

giovedì 31 maggio 2012

Grana Padano, un anti-ipertensivo naturale

Uno dei più noti formaggi italiani avrebbe delle proprietà antipertensive simili a quelle di alcuni farmaci

Una spolverata di grana padano non donerebbe solo più gusto e sapore ad un piatto di pasta o ad altre numerose ricette della cucina nostrana, ma potrebbe anche aiutare a tenera a bada una pressione arteriosa che tende ad alzarsi un po’ troppo sopra la norma, in modo simile a quanto fanno ACE-inibitori e sartani. La curiosa scoperta è stata recentemente presentata a Londra durante il Meeting Europeo sull’Ipertensione e la Protezione Cardiovascolare da Giuseppe Crippa, direttore dell’Unità Operativa di Ipertensione presso l’Ospedale Saliceto di Piacenza.

Grana Padano un anti-ipertensivo naturale

LO STUDIO del Grana Padano come anti-ipertensivo naturale

Per sperimentare le ipotetiche proprietà medicinali del grana padano, la dieta di 29 pazienti cinquantenni con ipertensione lieve-moderata, che non assumevano né ACE-inibitori né sartani, è stata integrata con 30 grammi di formaggio Grana Padano al giorno per due mesi. Altre 16 persone sono state usate come controllo. Al termine dello studio, chi si era cibato di grana padano mostrava una riduzione media di otto mmHg della pressione sistolica e di circa sette mmHg di quella diastolica rispetto chi non l’aveva mangiato. «L’entità di questa riduzione», afferma Crippa, «ci ha un sorpreso, ci aspettavamo dei risultati positivi ma l’effetto osservato, rilevato con tre diversi metodi di misurazione, è paragonabile a quello di certi farmaci».

I TRIPEPTIDI sono la sua arma vincente

Il merito di tutto ciò sarebbe di un paio di sostanze che si sviluppano dalla fermentazione del latte per opera del batterio Lactobacillus helveticus durante la preparazione del formaggio. Si tratta di due tripeptidi che già in altri studi hanno dimostrato proprietà antipertensive negli animali e nell’uomo e che, anche se presenti in altri latticini simili allo yogurt, nel grana padano sarebbero maggiormente concentrati.
In particolare i loro livelli sarebbero più alti quando il formaggio raggiunge una stagionatura di 9-12 mesi, età in cui riceve la Denominazione di Origine Protetta, per poi diminuire in seguito a un ulteriore invecchiamento. «La particolarità di queste sostanze», spiega Crippa, «è di avere un’attività simile a quella degli ACE-inibitori, farmaci che agiscono sul sistema regolatore della pressione renina-angiotensina e che sono tra i più utilizzati nella cura dell’ipertensione».

Ma attenzione a SALE e GRASSI

Il grana padano sembrerebbe dunque contenere alleati preziosi per la salute cardiovascolare. Ma che fare con il sale e i grassi, componenti tipici del formaggio, che non sono certo i nutrienti più raccomandati per una sana alimentazione?
I ricercatori piacentini si sono posti la questione. Prima di procedere con lo studio hanno valutato la quantità di sostanze nutrizionali e calorie nell’alimentazione dei vari pazienti e hanno apportato modifiche alla loro dieta in modo da non alterare tali equilibri nonostante l’introduzione del grana padano. «Operando in questo modo», prosegue Crippa, «non abbiamo riscontrato differenze sostanziali tra chi aveva integrato la dieta col formaggio e il gruppo di controllo relativamente a parametri come l’indice di massa corporea e i livelli di colesterolo, glucosio, trigliceridi e sodio».

SANO, CON GUSTO E MODERAZIONE

Tutti risultati positivi, ma non siamo però al punto di sostituire la pastiglia di antipertensivo con un boccone di grana padano. «La ricerca è interessante», sostiene Bruno Trimarco presidente della Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare (SIPREC) e docente all’Università di Napoli, «ma servono altri studi per avere certezze sull’effettiva riduzione della pressione e sull’influenza del formaggio sui parametri dietetici dei pazienti».
L’esperto partenopeo suggerirebbe uno studio in doppio cieco, dove cioè i partecipanti non sanno se stanno assumendo o meno la sostanza sperimentata. Tale ricerca, già messa in programma dai medici piacentini, fornendo informazioni su un eventuale effetto placebo potrà fare un po’ di chiarezza in più sull’argomento. «Ciò che è importante», continua Trimarco,«è la possibilità di mangiare in modo sano senza rinunciare al gusto grazie alla grande varietà di alimenti pregiati che può utilizzare la nostra cucina; a patto però di non esagerare con le quantità e di fare sempre esercizio fisico».

0 commenti:

Posta un commento