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venerdì 8 giugno 2012

Altea, dal greco Althain che significa “curare”

Gli estratti della radice di altea contengono amido, pectine, mucillagine, zuccheri, grassi e tannini. In particolare le mucillagini conferiscono alla pianta proprietà emollienti, lenitive e protettive delle membrane della mucosa.
Per questa ragione è indicata nel trattamento di tutte le forme di infiammazione.
L’attività decongestionante e antisettica della pianta che svolge sui tessuti molli del nostro organismo, la rende un efficace rimedio nella cura dei disturbi delle vie respiratorie, come tosse e raffreddore; in caso di mal di gola e irritazioni della bocca come ascessi, stomatiti e gengiviti.
Anche nel sistema digerente trova applicazioni terapeutiche, quando ci troviamo in presenza di irritazioni e infezioni della mucosa intestinale, provocate dalla sindrome del colon irritabile o da virus esterni (enteriti, coliche, diarrea, stitichezza); lesioni della mucosa gastrica o duodenale come ulcere e in caso di infiammazioni della vescica e dei reni, dovute a calcoli o cistite.
Inoltre la mucillagine di altea ha evidenziato una forte attività ipoglicemica utile in caso di iperglicemia e diabete.

Altea, dal greco Althain che significa “curare”

L'altea è un'erba perenne, ricca di peluria che le conferisce un aspetto vellutato, con un fusto eretto, semplice o poco ramificato e dal portamento maestoso. 
Le foglie hanno un picciolo molto corto; quelle inferiori sono più o meno tondeggianti, quelle inserite lungo il fusto sono triangolari, hanno la base a forma di cuore e l’apice acuto, dentate irregolarmente o divise in tre-cinque lobi, coperte da peli forti e morbidi. I fiori grandi al massimo 3-5 cm e sono di colore variabile dal bianco rosato al porporino. Il frutto è formato da numerosi acheni disposti circolarmente uno vicino all'altro, a forma di reni e dal guscio crostaceo.
E' diffusa in gran parte dell’Europa, cresce in luoghi umidi, e paludosi, lungo i fossi, i canali, gli argini, attorno alle case di campagna.

Il nome botanico dell'altea deriva direttamente dal greco Althain che significa “curare”.
Conosciuta anche come Bismalva, Malvavischio e Malvaccione, nell'antichità le sue foglie erano spesso impiegate spesso come alimento. Infatti l’altea era considerata un cibo prelibato presso i Romani, mentre veniva usata in tempi di carestia dai Greci, Turchi e Siriani.
Le sue proprietà curative erano già note nella medicina umorale di Ippocrate, ma troviamo riferimenti circa le sue virtù anche in Orazio, Marziale, Virgilio, Plinio e Dioscoride.
È citata in uno dei Capitolari di Carlo Magno e fu ampiamente coltivata per tutto il Medioevo. In quei tempi se ne sfruttavano le qualità lenitive ed emollienti per curare piaghe tumefatte e infette, era a questo scopo coltivata nei giardini dei monasteri. Ildegarda di Bingen la somministrava per curare febbri, tosse, raffreddori, congestioni delle vie respiratorie e mal di testa.
I principi attivi, concentrati nelle radici, che, nella medicina popolare francese venivano polverizzate e impiegate nella preparazione di caramelle morbide, indicate nelle infiammazioni del cavo e in caso di tosse.

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